Le differenze tra startup e impresa tradizionale

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Non sempre è chiara la differenza che esiste tra startup e impresa tradizionale. Come vedremo in questo articolo, infatti, si tratta di due concetti con alcuni punti in comune che portano diversi addetti ai lavori a confonderli spesso.

Quali sono le caratteristiche che fanno in modo che si possa parlare di una o dell’altra?

Per quanto riguarda la definizione di startup ci viene in aiuto quanto detto dalla legge 221/2012, conosciuta anche con il nome di Decreto Crescita 2.0.

All’interno del decreto sono elencati gli aspetti che fanno in modo che si possa parlare di startup e non di impresa tradizionale.

Sommario

La definizione di startup secondo la legge

Una startup innovativa, per definirsi tale, deve possedere alcune caratteristiche definite dal Decreto Crescita 2.0 del 2012.

Come approfondiremo in seguito, però, il concetto di startup va oltre le linee guida descritte dalla legge italiana.

Tornando a quanto riportato nel decreto, una startup innovativa deve avere le seguenti particolarità:

  • offrire prodotti o servizi ad alto valore tecnologico;
  • avere un contenuto altamente innovativo;
  • essere costituite da zero o avere meno di 5 anni.

Le startup con questi requisiti possono godere di diverse agevolazioni, soprattutto a livello fiscale.

Come detto, però, sono altri gli aspetti che accomunano tutte le tipologie di startup e che le differenziano dalle imprese tradizionali.

Conoscere le differenze tra questi due tipi di imprese, è di fondamentale importanza per richiedere le migliori tipologie di consulenza e strategie aziendali a degli esperti di settore che sapranno dare delle informazioni importanti per intraprendere un’attività o consolidarne una già avviata.

Quando si può parlare di startup?

Che caratteristiche deve avere una startup per essere riconosciuta tale a livello internazionale? Vediamole insieme.

Replicabilità

Il modello di business di una startup deve essere facilmente replicabile in diversi Paesi senza che vengano apportate modifiche sostanziali. Un esempio può essere Tik Tok che, in poco tempo, è riuscito a essere esportato a livello globale senza essere stravolto.

Per raggiungere questo obiettivo, le startup procedono attraverso tentativi ed errori, trattandosi di modelli di business sperimentali e innovativi. Le imprese tradizionali, al contrario, si affidano su modelli già esistenti e collaudati.

Scalabilità

Una startup, a differenza di una classica impresa, deve essere in grado di crescere in maniera esponenziale senza poter contare su grandi risorse iniziali.

La crescita non è da intendere solo a livello economico, ma anche per quanto riguarda il raggiungimento di un grande numero di utenti in poco tempo.

Temporaneità

Le startup non sono progettate per restare sempre tali, ma per trasformarsi in imprese di successo. In molti casi, infatti, le startup possono rappresentare la prima fase di vita di un’impresa tradizionale, ovvero la fase di avviamento.

Netflix e Spotify sono esempi evidenti di due startup che, nel corso degli anni, sono diventate grandi imprese.

Innovazione

Alla base della nascita di una startup c’è la volontà, da parte degli ideatori, di soddisfare un particolare bisogno degli utenti che nessun’altro ha, fino a quel momento, pensato a risolvere. Per questo, le startup rappresentano qualcosa di innovativo sul mercato non solo dal punto di vista strettamente tecnologico, ma anche (e soprattutto) per la capacità di porsi in maniera differente rispetto alle imprese tradizionali.

Se un’azienda non ha queste caratteristiche, è più corretto parlare di impresa tradizionale.

Come detto, però, anche le aziende classiche hanno un periodo in cui si possono considerare come startup.

Si tratta della fase di partenza del progetto che include l’analisi del mercato potenziale e nella quale, solitamente, si può contare solo su un ristretto numero di collaboratori.

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